Scuola secondaria di II grado
Glauco Maria Genga, Giovanni Spadaro, Adriana Bagnoli, in collaborazione con Teatro dell’Aleph
https://www.youtube.com/watch?v=h-sVcseG-R4
Uno psicoanalista e psichiatra insieme ad un giovane attore portano per la prima volta a teatro una pagina poco nota della vita e del pensiero di Sigmund Freud.
Il suo viaggio ad Atene nel 1904 e lo stupore di fronte alla bellezza dell’Acropoli accendono una luce nuova sul tema che da sempre è il cuore della riflessione filosofica e psicoanalitica: il padre.
LO SPETTACOLO
“Zia, parla con me; ho paura del buio. - Ma a che serve? Così non mi vedi lo stesso.- Non fa nulla, se qualcuno parla c’è la luce.”
Se qualcuno parla c’è luce: in teatro, come nell’analisi, così come nella vita c’è bisogno dell’atto della parola, che la parola faccia accadere qualcosa e possa fare compagnia e luce tra le cose oscure. Dentro questa citazione freudiana, che riecheggia durante lo spettacolo, vi è la cifra che ho voluto dare alla messa in scena, nel pieno rispetto della drammaturgia già così curata. Un luogo familiare, un rapporto personale e le parole che si susseguono, a volte lente, altre volte dense di racconti e digressioni, altre volte invece sono parole che emergono svelate dal tempo e dal lavoro del protagonista.
Lo spettacolo ci porta nell’intimità dello studio del professor Freud: attraverso il primo dei suoi biografi, nonché suo allievo e seguace, ci avviciniamo così ad una figura straordinaria. Immaginiamo Ernest Jones di fronte al suo maestro nell’atto di carpire non solo il maggior numero di fatti e informazioni per la sua monumentale biografia, ma anche i pensieri e i sentimenti più reconditi di Freud. Jones sarà il nostro “servo di scena” nel teatro dello psicoanalista, dove le cose più semplici e i ricordi più banali rivelano la profondità dello spirito
umano. Quel che ci è arrivato del mito Freud o delle sue scoperte ha origine in una vita quotidiana fatta di ricerca, passione e lavoro; dunque non troveremo l’onirico che ci si aspetterebbe, contenuto nei sogni o nei lapsus, né le associazioni più disparate; troveremo invece in scena l’esistenza di Freud e al massimo il suo doppio, il suo riconoscimento.
La sfida dello spettacolo è quella di portare il pubblico dentro la quotidianità di un genio, avvicinando la sua vita prima che le sue opere. Non ci rivolgiamo solo agli addetti ai lavori, che troveranno comunque un approfondimento storico e biografico molto fedele, ma anche ai neofiti, ai giovani, a chi non ne sa nulla, perché semplicemente possa avvenire l’entusiasmante incontro con un uomo e con il suo pensiero.
Adriana Bagnoli
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